giovedì 10 giugno 2010

Paganfest 2010 - 02/03/10 - Estragon, Bologna

Era da un bel pezzo che non venivo all'Estragon di Bologna, che ritengo essere uno dei migliori posti per concerti che ci siano in Italia al momento. E l'occasione che mi ha fatto tornare è l'edizione 2010 del Paganfest, ovvero il festival itinerante di gruppi folk, viking e pagan metal, che arriva in Italia ad appena 6 mesi di distanza dall'ultima edizione di Milano che ha riscosso grande successo e anche in quel di Bologna non si è fatta eccezione. Anche se c'è stata una parziale delusione per via del fatto che i primi tre gruppi dovevano essere Týr, Heidevolk e Swashbuckle, la serata si è rivelata comunque notevole. Putroppo non sono arrivato in tempo per vedere l'esibizione dei russi Arkona, e il gruppo successivo erano i tedeschi Varg. Devo dire che, a parte alcuni pezzi come Skal e Wofszeit, suonati con maggior partecipazione, non mi hanno particolarmente colpito, si tratta di un buon gruppo viking-black metal ma nulla più. Comunque di piacevole ascolto. I Successivi Dornenreich, all'inizio credevo che facessero soltanto un'intro strumentale con i loro violini, per poi lasciarsi alla furia metal e invece mi rendo conto che di metal non hanno praticamente nulla, ma il problema maggiore è che erano estremamente noiosi, fatto sta che me ne vado fuori a riposarmi un po'. Quando rientro finalmente sta per arrivare una delle band più interessanti del folk metal, ma anche del metal in generale, degli ultimi anni. Dalla svizzera gli Eluveitie! Incredibilmente tutti gli otto componenti del gruppo, con relativo armamentario di strumenti riescono ad entrare nel palco e l'esibizione può cominciare: i suoni all'inizio fanno un po' schifo, ma ben presto i livelli tornano in carreggiata e si possono udire bene tutti gli strumenti (visto che oltre ai classici chitarra, basso e batteria ci sono flauti, cornamuse, fischi, violino, ghironda, flauto traverso, bodhràn e chi più ne ha più ne metta) e il pubblico risponde entusiasta allo stile irresistibile di questa band che mescola sonorità folk con un death metal melodico. Tra i molti pezzi del nuovo album Everything Remains As It Never Was, quella che il pubblico ha apprezzato maggiormente è senz'altro Thousandfold, ma anche pezzi come Nil, Bloodstained Ground, Quoth The Raven o (Do)minion si fanno apprezzare, anche se il pubblico reagisce con meno foga, ma nel metal, si sa, a volte ci vuole un po' per assimilare tutte le sfumature di una canzone, specialmente se pubblicata da poco. Ma è di fronte a due pezzi suonati in successione che l'Estragon (e il sottoscritto) si è scatenato, cantando a squarciagola: prima la dura ma allo stesso tempo orecchiabile Inis Mona e poi un capolavoro come Omnos (tratta da quello che secondo me è l'album più bello degli Eluveitie, almeno finora, quell'Evocation I: The Arcane Dominion che a tanti non è piaciuto, ma che prima o poi verrà riconosciuto per quel grande album quale è) suonata con un trasporto da far venire la pelle d'oca. Più di un brivido mi scende lungo la schiena (e non solo perchè sono particolarmente legato per ragioni sentimentali a queste due canzoni...). Molto apprezzate sono state sicuramente anche Slania's Song e Gray Sublime Archon. Ci portano alla conclusione del concerto Andro e Tegernako, che risalgono al primo album della band. Mi ritengo già pienamente soddisfatto e senza fiato. Ottima esibizione, forse la migliore della serata. In effetti gli headliner hanno avuto un bel daffare per cercare di fare meglio. L'atmosfera e le luci si fanno oscure e sulle note della nera Dråp (tratta dall'ultimo album) i Finntroll fanno il loro ingresso! Mi aspettavo che si sarebbero truccati da creature dei boschi come nelle foto di promozione del loro ultimo album Nifelvind, e invece compaiono ancora come semplici esseri umani.. oh beh pazienza. Ma con la successiva Skogens Hamnd si torna ad atmosfere più festose, perchè va ricordato che i Finntroll, nel loro stile a metà tra black e folk metal, hanno inventato il sottogenere, humppa metal, ovvero metal mischiata all'humppa, una danza finlandese che discende dalla polka. Quindi potete immaginarvi i balli sfrenati che ne possono derivare da una miscela tanto esplosiva. Alle danze si mescolano anche furiosi poghi con le successive En Maktig Har e Slaget Vid Blodsalv. Insomma il pubblico si diverte, anche se dal canto suo la band talvolta è un po' statica. Tra malvagità black e goliardia folk, l'apice della frenesia si raggiunge con l'acclamata e richiestissima Trollhammaren, una tirata tremenda che non lascia prigionieri. e dopo un paio di buoni pezzi dell'ultimo lavoro come Under Bergets Rot e Solsagan, si arriva al bis con un'altra doppietta assassina: Jaktens Tid e Segersang. Una degna prova dunque anche per loro (sebbene secondo me non siano stati i migliori della serata). Possiamo stare certi che, vista l'affluenza e l'entusiasmo del popolo metallaro italiano, rivedremo il Paganfest in Italia anche il prossimo anno! (se non addirittura questo inverno, chissà...).
Nel frattempo, ci vedremo a settembre, sempre all'Estragon, per l'Heidenfest!

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