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domenica 20 giugno 2010

Tracklist di domenica 20/06/10

Puntata tutta dedicata ai gruppi (quelli che ritengo i più interessanti) che saranno al Gods Of Metal 2010! Ecco la tracklist:

-Death Of Beowulf (Death Army)
-Ti Ucciderò
(Dragonia)
-Driving Down The Darkness (Devildriver)
-Demanufacture
(Fear Factory)
-Estinto Naturale
(Subhuman)
-The Final War (Battle Of Actium)
(Ex Deo)
-Tearing Away
(Sadist)
-Mabool (The Flood)
(Orphaned Land)
-Christians To The Lions (Behemoth)
-Bonded By Blood
(Exodus)
-Don't Need Your Money
(Raven)
-The Persuit Of Vikings
(Amon Amarth)
-Hard Rock Hallelujah
(Lordi)
-School Love
(Anvil)
-Princess Of The Night
(Saxon)
-Prophecy
(Soulfly)
-Hyperdrive!
(The Devin Townsend Project)
-Battery (Metallica Cover
) (Van Canto)
-Trainride In Russia
(U.D.O.)
-Hammer Smashed Face
(Cannibal Corpse)
-Rock Out
(Motörhead)

sabato 19 giugno 2010

Speciale Gods Of Metal 2010

Il prossimo weekend, dal 25 al 27 giugno, si svolgerà il Gods Of Metal. Sarà una delle edizioni più controverse mai fatte, viste le polemiche sui ritardi degli annunci dei gruppi, sul posto dove verrà fatto (il parco della Certosa Reale, a Collegno in provincia di Torino, una zona geografica dunque non molto accessibile a tutti, anche se va detto che sono stati organizzati dei bus per poterci andare) e sulla scelta delle band (in particolare ha dato fastidio la prima giornata, quasi completamente metalcore, la scelta dei Lordi come headliner della seconda, il fatto che alcuni gruppi storici, come ad esempio Raven od U.D.O. sono stati relegati ad orari non adeguati e ultima ma non meno importante, i Bullet For My Valentine messi in mezzo tra i Cannibal Corpse e i Motörhead: un'accostamento che fa presagire un massacro totale tra la folla e lanci di ogni tipo di oggetto contro il palco, peraltro deprecabili...). Insomma ci sarà da divertirsi e da discuterne! Prima che questa tre giorni inizi, NonsoloMetal Show dedicherà la puntata di domenica 20 giugno (come sempre dalle ore 19:30 alle ore 21:00 su www.radiogas.it) al festival, passando i migliori gruppi che ne faranno parte!
Non mancate!

venerdì 25 settembre 2009

Gods Of Metal 2009- 28/06/09 - Stadio Brianteo, Monza

Per me, quello di quest'anno, è stato un Gods Of Metal "maledetto", nel senso proprio di "maligno" per svariate ragioni. Non che non sia stato bello, assolutamente, solo che non sono riuscito a godermelo per bene. Tanto per farvi capire la sequela di sfighe che lo hanno accompagnato: io e il buon David Battistini, collega di metal proprio a Radiogas, avevamo deciso di andarci, insieme ad altri amici miei, solo per la seconda giornata del festival (a malincuore) ma pochi giorni prima di partire mi comunica che disgraziatamente non può venire per motivi familiari ed è talmente gentile da darmi il suo biglietto e mi dice di farci quello che voglio. Ma anche tra i miei amici ci sono diserzioni, alchè rimango io e una coppia... per carità sono persone ottime, ma penso che a nessuno piaccia reggere il moccolo... così mi ritrovo il sabato sera del 27 giugno ad una festa all'aperto, ad offrire gratis (dico: gratis!) questo biglietto in più praticamente ad ogni anima viva che conoscessi anche solo di vista, pur di non fare il terzo incomodo e non un'anima che è una ha voluto accettarlo... sarà che io gratis accetterei praticamente tutto, però che cavolo è pur sempre il biglietto di un festival di musica a gratis... capitassero a me 'ste fortune! mah... Ad ogni modo si parte lo stesso e in qualche modo la situazione è meno imbarazzante del previsto. Arriviamo davanti allo Stadio Brianteo a Monza, vendo il biglietto ad un tizio, e ci avviamo all'entrata. Tutto sembra tranquillizzarsi, ma ahimè la sequela di sfighe non era finita lì...
Praticamente è mezzogiorno, il sole picchia di brutto, lo stadio con i suoi due palchi è già parecchio pieno e gli Static-X hanno finito da poco. Mi metto tranquillo davanti al primo palco, l'L-Stage, e aspetto di vedere una band molto curiosa, che una quindicina di anni fa ebbe la stravagante idea di unire il death metal a ritmiche jazz fusion. Sto parlando dei Cynic, riuniti tre anni fa e usciti l'anno scorso col loro secondo album Traced In Air, e infatti partono con The Space For This tratta proprio da quest'album. Il suono sembra buono e l'esecuzione della band è eccellente, che mostra grande equilibrio tra growl duri e puri, e suoni più raffinati e complessi. La mia attenzione si desta ancor di più quando partono le meravigliose note di Veil Of Maya, ipnotica e surreale. Peccato che dal primo album Focus, ormai diventato un cult, sia estratta solo un'altra canzone, Celestial Voyage, ma d'altronde il tempo è tiranno e i Cynic avevano solo mezz'ora di show (cosa di cui molti si sono lamentanti). Non facili da ascoltare, ma senza dubbio di gran classe e bravura.
E dopo musica per palati così fine, un pò di ultra-violenza sonora ci sta proprio bene. Infatti mi scaglio subito verso l'R-Stage, in mezzo alla folla. Ho voglia di fare un pò a spintonate e di casino. E francamente, poche band sono più adatte dei Napalm Death per questo scopo. I re del grind metal, fanno la loro entrata con tutto il carico di brutalità che si portano appresso da più di vent'anni. Infatti tutta la gente davanti al palco inizia un pogo mostruoso nel quale mi tuffo di prepotenza. Ma dopo una decina di minuti, mentre do una controllata che ci sia tutto dentro al marsupio che ho intorno alla vita, mi rendo conto che il mio portafoglio è sparito. Era insieme al cellulare, che fortunatamente recupero per un soffio, in una delle tasche più esterne del marsupio che, come avrei scoperto con orrore, aveva la cerniera difettosa e dunque con tutta la gente che spintonava accanto a me, si era accidentalmente aperta. Per i successivi venti minuti, inizia una ricerca disperata intorno a tutta la zona, con lo sguardo rivolto per terra piena di detriti e ormai, a causa delle spruzzate d'acqua degli idranti che usano per refrigerare il pubblico, ultra fangosa e con intorno a me centinaia di persone che pogano ferocemente e che mi spintonano ovunque. Un'esperienza allucinante, che non auguro a nessuno. Come ho fatto ad uscirne intero, o perlomeno senza qualche osso rotto, non lo so, ma credo di dover ringraziare la mia robusta costituzione se ne sono uscito vivo... recuperò lucidità e mi faccio largo per andare verso gli agenti alla sicurezza davanti al palco, ma che non possono aiutarmi granchè in quanto impegnati a gestire tutto il macello. Mi consigliano di andare subito dai carabinieri a denunciare la cosa e io naturalmente ci vado. Purtroppo non possono farmi fare la denuncia lì per lì, dovrei andare da loro in commissariato, ma preferisco solo lasciare i miei dati, con la promessa che avrei fatto la denuncia, una volta tornato nella mia città il giorno dopo. Torno a chiedere agli addetti alla sicurezza, ma naturalmente non hanno trovato nulla e anche io torno a fare un giro nella zona intorno a dove poteva essermi cascato, ma ormai mi rendo conto che se non me l'hanno già trovato e fregato, probabilmente in mezzo a quella massa di pazzi scatenati con stivali da guerra, il mio portafoglio è ridotto a brandelli o sepolto sotto tre metri di fango. Cento euro, carta d'identità e patente, sono andati. Per cui cari lettori, potrete immaginare da soli quanto tutto ciò abbia condizionato il mio stato d'animo nel vedere il resto del festival... comunque, ora che posso ricordare le cose con maggiore lucidità, cercherò di scrivervi di ciò che ho visto e sentito dopo, nella maniera più obbiettiva possibile e per concludere questa divagazione riguardo una mia spiacevole esperienza personale, spero di non avervi annoiato e spero che il mio racconto possa esservi utile per cautelarvi qualora andiate a dei concerti. Quando la mia odissea è finita, i Napalm Death, stanno praticamente finendo il loro show, e da quel che mi posso ricordare hanno concluso con Nazi Punks Fuck Off e Siege Of Power. Ma prima ci sono state, in ordine sparso, la canzone più corta del mondo, ovvero You Suffer, poi Scum, Suffer The Children, From Enslavement To Obliteration, We All Is Said And Done e anche diversi pezzi tratti dall'ultimo, ottimo, album Time Waits For No Slave ovvero Strong-Arm, Life And Limb, Diktat e On The Brink Of Extinction. Cercando di recuperare un briciolo di entusiasmo, mi dirigo verso l'L-Stage in attesa di vedere dei grandi del heavy metal britannico come i Saxon, ma, come se non avessi già avuto abbastanza sfighe per questo Gods Of Metal, uno speaker dice che non sono ancora arrivati e che probabilmente suoneranno dopo Tarja Turunen, ma successivamente verrà annunciato che non potranno esserci, per problemi tecnici col tour bus. Da parte mia, e non solo, partono una lunga serie di imprecazioni. Ho bisogno di qualcosa che mi tiri su. E, in parte, i Mastodon ci sono riusciti. Infatti, viene montato subito in fretta e furia il palco dell'R-Stage, per il loro show. Avevo proprio voglia di vederli live, con ancora in testa le stupende canzoni del loro ultimo disco Crack The Skye (che ho scelto come miglior novità del mese, nella mia rubrica Metal Detector di marzo scorso). Ed infatti partono proprio con la prima magnifica canzone dell'album, Oblivion. Il suono fortunatamente è abbastanza buono, ed è possibile percepire le infinite sfumature che compongono il suono che questa band riesce a creare, quel personalissimo misto di progressive, sludge e thrash metal. Sempre dall'ultimo lavoro vengono suonate Crack The Skye e la lunghissima, quasi progressive rock, The Czar. Ma non mancano le sferzate più grezzamente metalliche come Blood & Thunder (particolarmente gradita dal pubblico) , The Wolf Is Loose, Crystal Skull, Iron Tusk e la conclusiva March Of The Fire Ants. Un grande concerto, fatto da una grande band, che sicuramente dovrò rivedere dal vivo, in circostanze mentali più felici. Dal palco dell'L-Stage, ormai tutto sembra pronto, ma da buona primadonna, Tarja, l'ex-cantante dei Nightwish, si fa attendere non poco, e molti metallari iniziano a mugugnare e a protestare. Poi alla fine, con molte cerimonie, la splendida cantante fa il suo ingresso e attacca con Enough, pezzo che, come gran parte del resto della scaletta del concerto, fa parte di My Wintern Storm, secondo album da solista di Tarja. Ma non mancano naturalmente pezzi come Nemo e Wishmaster, snoccialate così tanto per ricordare al pubblico quanto i Nightwish valgano di meno senza di lei. La prestazione vocale è impeccabile ed intensa come sempre, ma una menzione speciale va anche ai musicisti che sono con lei, specialmente al batterista con cresta da gallo, che pesta di brutto, fa delle facce assurde e sembra particolarmente coinvolto. La più apprezzata delle canzoni da solista di Tarja è stata senz'altro la struggente I Walk Alone, mentre la più odiata è stata la discutibile cover di Poison di Alice Cooper, che in versione symphonic metal, proprio non funziona. Le altre canzoni, My Little Phoenix, Ciaràn's Well, Minor Heaven, Lost Northern Star, Sing For Me, scorrono veloci e abbastanza piacevolmente. Die Alive chiude un concerto piacevole, seppur il pubblico si sia un po' risentito sull'eccessiva attesa per l'entrata in scena di Tarja e forse anche sul fatto che una cantante solista abbia avuto più minuti a disposizione di altre band meritevoli. E dopo il "tranquillo" symphonic metal, torniamo al metal più duro e incazzato. Li avevo già apprezzati l'estate scorsa quando hanno aperto per i Metallica all'Arena Parco Nord di Bologna, e non mi dispiaceva affatto vederli una seconda volta. Ormai i Down, non sono più solo un side-project di Phil Anselmo, ma una band vera e che può contare su un pubblico sempre più numeroso. Ad aprire il massacro è Hail The Leaf, che risale al primo album del 1995 e gran parte della scaletta del concerto si incentrerà proprio su questo. Dell'ultimo, secondo me altrettanto bello, ultimo album uscito due anni fa, vengono suonate solo The Path e N.O.D. Anselmo, che ha la testa semirasata come ai vecchi tempi dei Pantera, conserva intatto il suo immenso carisma di grande frontman che sa come far scatenare la folla e il resto della band è micidiale nell'esecuzione, a ulteriore dimostrazione dell'enorme talento di questo gruppo che finalmente viene riconosciuto anche dai più. A godersi il concerto, da dietro le quinte, c'è anche un divertito Mike Portnoy. Lysergik Funeral Procession e New Orleans Is A Dying Whore sono le uniche tratte dal secondo album del 2002. Tra le altre, Lifer, Losing All e Eyes Of The South. Verso la fine del concerto appare sul palco Fratello Metallo e Phil Anselmo va ad abbracciarlo (chissà se con affetto o no...) e a chiudere sono le stupende Stone The Crow e Bury Me In Smoke. Dopo un concerto così bello e intenso, è necessario un po' di riposo, ma è necessario trovarsi un posto dove ripararsi dal sole ancora implacabile. All'inizio decido di sedermi sulle tribune e dopo poco arrivano sull'L-Stage i Blind Guardian. Sarà che cominciavo ad accusare la stanchezza fisica ed emotiva della giornata, sarà che i suoni forse mi arrivavano un pò male e poco definiti da dove ero seduto, ma francamente dopo poche canzoni mi stavo annoiando non poco. Peccato perchè la band non è che mi dispiaccia e il pubblico era bello coinvolto, quindi anche loro entrano a far parte della mia lista delle band "da rivedere in circostanze migliori". Trovo una zona tranquilla e all'ombra sull'erba e lì mi addormento un poco. A svegliarmi è l'attacco di batteria di Corporeal Jigsgore Quandary. Infatti mi dico: "Uh! ci sono i Carcass!". Li avevo già apprezzati al Gods dell'anno scorso e infatti erano piaciuti talmente tanto da essere chiamati anche per l'edizione di quest'anno e pure stavolta non hanno fatto prigionieri: "Non suoniamo progressive metal!" grida il cantante e bassista Jeff Walker, con tono allusivo. Non c'è niente da fare: la musica dei Carcass è qualcosa di più di semplice grind metal, ha un'aurea di marcio e decadente che continua a piacere molto, non a caso la loro è stata una delle reunion più celebrate. Anche quest'anno gran parte della scaletta è incentrata sul loro lavoro più noto, ovvero Heartwork, da cui vengono suonate Buried Dreams, Carnal Forge, No Love Lost, Embodiment, Death Certificate e Heartwork. I meno considerati sono il primo album (sono suonate solo le solite Genital Grinder e Rotten To The Gore) e l'ultimo album (da questo è estratto solo Keep On Rotting In The Free World). In mezzo a questo concerto miciadale per intensità, appare anche il vecchio batterista Ken Owen che rispetto all'anno scorso sembra stare molto meglio visto che riesce a fare un breve assolo di batteria. Jeff Walker a questo proposito dice:"Ci sono due buoni motivi per cui io penso che dio non esista: il primo è aver visto i Black Sabbath suonare dietro ai Mötley Crüe (riferendosi alla serata del giorno prima) e l'altro è il fatto che abbia preferito fare tutto questo a Ken, piuttosto che prendersi la mia anima marcia." Tra le altre mazzate suonate vi sono Empatological Necroticism, Incarnated Solvent Abuse, Reek Of Putrefaction, Exhume To Consume, Ruptured In Purulence e a chiudere Carneous Cacoffiny. Ormai la sera comincia a calare, l'atmosfera è quella giusta per la band che sta per arrivare sul palco. Niente di maligno o oscuro, però le loro canzoni suntuose, complesse e misteriose con questa cornice notturna hanno sicuramente un effetto maggiore. La più importante band progressive metal band del mondo, i Dream Theater! Si parte subito con bel pezzo da dieci minuti (neanche troppi considerando che in quanto a lunghezza la band è capace di ben altro) come In The Presence Of Enemies, tratta dal penultimo album, ma la band nel corso della serata sembra concentrarsi su canzoni più vecchie, infatti per esempio dall'ultimo album viene suonata solo A Rite Of Passage e da album recenti solo Constant Motion. La band appare subito in gran forma e come di consueto fa sfoggio delle proprie enormi capacità tecniche e in fondo, la vitalità del batterista Mike Portnoy e la grande voce di James LaBrie, riescono a non far sembrare il tutto troppo freddo, anche se indubbiamente si tratta sempre di una band non facile da seguire a lungo, specialmente per chi non è abituato a sentire canzoni così lunghe e intricate. Dopo Beyond This Life e Hollow Years, si comincia ad arrivare a canzoni che il pubblico aspettava con grande trepidazione, come Caught In A Web, Voices e Pull Me Under. Ma è con Erotomania e la conclusiva Metropolis Pt.1: The Miracle And The Sleeper che la folla esplode con una grande ovazione. Qualche cretino inizia anche a pogare. Cioè mi volete spiegare come accidenti si fa a pogare con i Dream Theater? Ad ogni modo, alla fine del concerto sono parecchio spossato e decido di godermi l'ultima band della serata, seduto sugli spalti. Anche perchè ci sarà un gran macello tra le prime file. Possono essere discutibili quanto vuoi, possiamo dire che il nu metal ha fatto il suo tempo, possiamo dire che sono dei venduti al mainstream musicale e che piacciono principalmente a dei pischelli. Però dal vivo gli Slipknot fanno davvero scintille, fuoco e fiamme! Non è soltanto un concerto, ma è come se fosse compreso dentro un grande circo itinerante in chiave metallara e ultramoderna. La scenografia del palco, tra schermi giganti, infinite luci ecc... infatti è parte integrante dello show, così come le postazioni di alcuni membri della band che si alzano da terra di diversi metri, che girano o si ribaltano su se stesse. Un grande dispiego di mezzi insomma per dare spettacolo, ma che funziona davvero bene. Lo stadio ormai è strapieno ovunque e di sottofondo all'arrivo dei nove pazzi scatenati, si sente l'intro del loro album Iowa e con mia grande gioia, partono con una delle loro migliori canzoni, in termini di cattiveria: (Sic). E subito a ruota, tutte le altre canzoni che mi piacciono di più del loro primo album (il migliore, insieme all'ultimo All Hope Is Gone) , ovvero mazzate chiodate in faccia come Eyeless, Wait And Bleed e Get This. Meno convincente per me, ma molto apprezzata dal pubblico, è Before I Forget. A parte alcune delle canzoni dell'ultimo album suonate, ovvero Sulfur e Psychosocial, poi il resto della scaletta non mi è piaciuto granchè, in effetti mi sono concentrato di più a godermi lo spettacolo coreografico che la band offre. Compreso un ribaltamento di tutta batteria di Joey Jordison mentre continuava a suonare. Niente da dire, dal vivo questa band va lasciata stare. Si ha un sussulto finale con Duality e Spit It Out e il gran finale è affidato ad un'inaspettato omaggio a Michael Jackson, con la cover di Beat It. Insomma, nonostante tutte le disavventure che mi sono capitate e che mi saranno utili per farmi più furbo per i prossimi concerti, direi che è stato un buon Gods, con momenti davvero esaltanti. Staremo a vedere cosa tireranno fuori per il 2010, in caso non riesca nemmeno la prossima estate ad andare a qualche festival estivo estero...
A presto! Mappa del Festival

sabato 27 giugno 2009

Tracklist di sabato 27/06/09

Incursione di NonsoloMetal Show negli spazi di Trainspotters e per l'occasione un bello speciale sul Gods Of Metal 2009! Ecco la tracklist:

-Italian Bastards (The Rocker)
-Money Talks (Extrema)
-Ravenous Medicine
(Voivod)
-Fuck Off And Die
(Backyard Babies)
-Chasing The Dragon (Epica)
-Angel
(Marty Friedman)
-Mysteria (Edguy)
-Out For Blood
(Lita Ford)
-Operation Mindcrime (Queensrÿche)
-I Wanna Live
(Tesla)
-Bible Black (Heaven And Hell)
-Dr.Feelgood (Mötley Crüe)
-Miasma (Black Dahlia Murder)
-Dirthouse
(Static-X)
-Veil Of Maya
(Cynic)
-You Suffer/Scum
(Napalm Death)
-Denim And Leather
(Saxon)
-Megalodon
(Mastodon)
-I Walk Alone (Tarja)
-I Scream (Down)
-Majesty
(Blind Guardian)
-Corporal Jigsore Quandary
(Carcass)
-Another Day (Dream Theater)
-All Hope Is Gone
(Slipknot)

mercoledì 24 giugno 2009

Speciale Gods Of Metal 2009

Per chi non lo sapesse, il sottoscritto ha anche un'altra trasmissione su Radiogas: si tratta di Trainspotters, che conduco solitamente insieme a Valentina Ceccatelli, ma questo sabato 27 giugno, lei sarà assente. Così ho ben pensato di fare una bella puntata tutta dedicata all'evento metal di questa settimana: il Gods Of Metal! Infatti questo sabato 27 giugno, dalle ore 19:30 alle ore 21:00 (naturalmente su www.radiogas.it) passerò esclusivamente canzoni, di quasi tutte le band che faranno parte della scaletta di questo Festival, che durerà due giorni, il 27 e 28 giugno (con due palchi!). Quindi aspettatevi pezzi di Dream Theater, Slipknot, Heaven And Hell, Epica, Saxon, Carcass, Down, ecc....
per chi come me, ahimè, non potrà esserci la prima giornata (però il secondo giorno ci sarò! E aspettatevi presto un resoconto della giornata, prossimamente su questo blog!), potrà consolarsi riascoltando molte belle canzoni metallare. Non mancate neanche stavolta!

martedì 16 settembre 2008

I 3 giorni del Gods Of Metal 2008 - Arena Parco Nord, Bologna


Prima di cominciare a parlare di questa incredibile 3 giorni, mi scuso coi lettori per il ritardo con cui l'ho messa su questo blog. Molte ragioni (più che altro tecnico-computeristiche) mi hanno fatto ritardare. Ma per chi c'è stato come me, è anche una bella occasione per rievocare bei ricordi, soprattutto in vista della fine di quest'estate

Venerdì 27 Giugno: Dopo aver sistemata tutta la roba da viaggio, mi reco subito verso l'Arena (fortunatamente non troppo lontana da dove alloggiavo) e appena entro mi dicono che aveva finito da poco Lauren Harris. Meglio così. Per chi non lo sapesse è la figlia del ben più noto Steve Harris bassista degli Iron Maiden, che stasera saranno gli headliner. Ma tu guarda caso....
Comunque mi rallegro subito, perchè so che subito dopo ci saranno uno dei gruppi nuovi più promettenti di tutto l'hard rock: ovvero gli Airbourne. Il loro stile, senza alcun pudore ripreso dai mitici AC/DC, è travolgente. Questi quattro rocker australiani (e di dove sennò?!?), nonostante l'ora di massima calura della giornata (sono all'incirca le tre del pomeriggio) riesce a mettere su uno show che infuoca di brutto gli animi del pubblico presente. Madidi di sudore e sgambettanti ovunque, snocciolano una ad una, tutte le canzoni del loro primo album Runnin' Wild. Gli episodi più convincenti sono senz'altro la title-track, Blackjack, Diamond In The Rough e Too Much, Too Young, Too Fast. Nel bel mezzo dell'esibizione inoltre, quel pazzo scatenato del cantante chiatarrista Joel O'Kneeffe, fratello del batterista Ryan (le somiglianze con gli AC/DC continuano...), prima prende l'idrante inondando d'acqua tutti noi (un bel gesto devo dire), poi non contento si arrampica sull'impalcatura del palco senza protezioni fino in cima, ad una ventina di metri d'altezza, continuando a suonare la chitarra. Uno show fantastico di grande rock'n'roll. Spero davvero che continuino così e che non facciano la fine dei Darkness.
La prima cosa a cui penso e a trovare dove dissetarmi, dato che la bottiglia d'acqua l'ho già finita e mi rendo conto che ci sono diverse cabine con acqua potabile dove non si deve fare troppa fila. Per tutti e tre i giorni ne usufruirò prima e dopo ogni concerto. Il tempo di rinfrescarmi dunque e mi piazzo di nuovo in mezzo alla calca. Sul palco ci sono degli sgabelli speciali, dato che la band che sta per salire è molto particolare: a parte il batterista, tutti i componenti suonano violoncelli. Si tratta della band finlandese Symphonic Metal Apocalyptica. Non li avevo mai ascoltati prima ed ero proprio curioso di sentire cosa avrebbero tirato fuori. Il symphonic metal non è esattamente il mio genere e forse dopo un pò può stuccare, ma non posso negare che questi cinque musicisti siano maledettamente bravi. Oltre alle cover di canzoni dei Metallica (il loro primo album del 1996 era tutto di cover loro) come Creeping Death, Fight Fire With Fire, Seek And Destroy e Nothing Else Matters, vengono suonati anche pezzi loro specialmente degli ultimi album e un inaspettata cover di Heroes di David Bowie ed anche Refuse/Resist dei Sepultura. Devo dire che i signori, nonostante gli strumenti piuttosto ingombranti, hanno saputo dare spettacolo con grande energia, senza aver niente da invidiare alle altre band metal. Insomma anche questo un gran bello show, senz'altro originale e ben condotto. Altrettanto non posso dire del gruppo successivo, gli australiani Rose Tattoo, che benchè abbiamo uno stile rude e diretto da band hard rock della vecchia scuola, non sono riusciti a coinvolgermi e li ho trovati piuttosto ripetitivi. Sono punti di vista. Decido di prendermi una pausa e di uscire fuori dall'arena per riposarmi un attimo. Tanto quelli che sarebbero venuti dopo, ovvero gli Avenged Sevenfold, con tutto il rispetto e la buona volontà, non mi piacciono per nulla. E direi che molti erano d'accordo con me, dato che quello che sentivo fuori dall'Arena erano solo fischi e invocazioni degli Iron Maiden. Ad un certo punto sento partire una cover di Walk dei Pantera, che però viene poi troncata a metà. L'ho visto come un estremo tentativo da parte loro di ingraziarsi un pubblico che per la maggior parte non li voleva. Quando rientro, a concerto finito, vengo a sapere che agli Avenged è stato lanciato di tutto. Una reazione alquanto esagerata. Era meglio uscire tutti dall'Arena a questo punto. Ma chi se ne frega, dato che la principale ragione per cui tutti eravamo lì stava per arrivare di lì a poco. Cerco di rimanere entro una buona metà dell'arena, ma purtroppo i miei sforzi si riveleranno inutili, in quanto di lì a poco si sarebbe scatenato un casino immenso. Infatti, dopo la consueta apertura con il Churchill's Speech, il tempo di vedere tutti i componenti degli Iron Maiden che entrano in scena (Bruce Dickinson ovviamente per ultimo) e suonare le prime note di Aces High, che intorno a me una marea di persone inizia a pogare. Una cosa incontenibile. Ovunque cercassi di guardare c'erano solo corpi sudati che si contorcevano. Non riuscivo più neanche a vedere il palco. Ben presto mi rendo conto che non sarei sopravvissuto alla seconda canzone. Raccolgo le poche forze rimaste e mi scaglio dietro verso la collinetta dell'arena. Almeno lì riesco a vedere tutto e in tranquillità. La scenografia del palco (che rimanda all'antico Egitto) è fantastica e, come è noto, ricalca quella usata per il tour dell'album Powerslave. E l'inizio della scaletta riguarda proprio quell'album. Infatti poi si prosegue con 2 Minutes To Midnight. Si volta pagina, ed anche sfondo del palco che cambierà a seconda dell'album da cui è presa la canzone, con Revelations. La band sembra in gran forma: Bruce Dickinson corre in sù e giù per il palco come un forsennato cantando a squarciagola senza affaticarsi troppo, nonostante abbia ormai cinquant'anni. A parte alcuni veloci cambi di vestito, indossa una roba stile militare a mio parere un pò tamarra, ma ci si può passare sopra. Tutti gli altri si danno da fare senza troppe sbavature, con grande energia e potenza. Dopo The Trooper e Wasted Years arriva una delle canzoni più attese: The Number Of The Beast. Un classico intramontabile che non può mancare ad ogni loro concerto. Ormai è abbastanza evidente che la scaletta sarà tutta incentrata sui gloriosi anni '80 e tutti ne siamo felici immensamente. Dopo Can I Play With Madness? inaspettatamente viene suonata, per tutti i suoi 13 minuti di durata, The Rime Of The Ancient Mariner. Davvero un momento indescrivibile non solo per la bellezza sonora ma anche per il colpo d'occhio visivo, tra fuochi d'artificio (che non saranno pochi anche in tutto il resto del concerto) e lo sfondo di una vecchia nave. Il tempo di tirare il fiato e parte Powerslave, seguita da Heaven Can Wait e Run To The Hills (che dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che la voce di Bruce è ancora potente). Poi arriva un'altro momento immancabile: è il momento di Fear Of The Dark (unica concessione della serata ai pezzi usciti dopo gli anni '80). Anche qui il colpo d'occhio visivo è di grande suggestione e anche se ormai gli Iron Maiden si saranno forse stancati di suonarla, riescono ugualmente a dare grande spettacolo. C'è poi un grande ritorno al passato con Iron Maiden del primissimo album omonimo. Infine, dopo Moonchild e The Clairvoyant, il concerto si chiude con la stupenda Hallowed Be Thy Name. Un'arena, piena fino all'inverosimile di gente, comincia a sparpagliarsi a giro, felice di aver appena visto in concerto una delle band heavy metal più famose e amate al mondo.

Sabato 28 Giugno: Lasciate perdere, con un pò di dispiacere, le band della mattina per ovvie ragioni di stanchezza, mi reco all'arena che già stavano suonando i Dillinger Escape Plane (per la precisione Milk Lizard dell'ultimo album). Ma purtroppo, tempo dieci minuti se ne vanno dal palco. Non posso dire con precisione se il concerto sia stato bello, però da quel poco che ho visto mi sembra che siano andati piuttosto bene, con grande foga ed energia, nonostante il maledetto caldo afoso e il sole delle due del pomeriggio che picchia implacabile. Mi avvicino molto al palco, fino alle prime due-tre file ignaro di quello che mi sarebbe aspettato. Non conoscevo molte canzoni degli At The Gates. Sapevo solo che si erano recentemente riuniti per una serie di show estivi e che il cantante e fondatore Tomas Linberg lo avevo già apprezzato in altre band come i Disfear. Sin da subito hanno dimostrato di fare sul serio. Nonostante la temperatura da forno crematorio, la gente ha iniziato a fare casino come se non lo sentisse per niente, segno che il loro ritorno sulle scene era davvero molto atteso. Tra le canzoni riconosco solo Slaughter Of The Soul, Blinded By Fear e Kingdom Gone, e infatti preferisco concentrarmi sull'energia sprigionata dal quintetto svedese e a cercare (a fatica) di rimanere in piedi, dato che sono praticamente in cima e intorno nessuno ha la minima voglia di fermarsi. Insomma uno show fatto come si deve , benché non siano esattamente il mio genere. Stare davanti al palco di fronte a band che fanno infervorare così il pubblico è un esperienza che consiglio a tutti. A fine concerto penso che sia il caso di allontanarmi un pochino se voglio arrivare intero alla fine della giornata che, a giudicare dal bill, si prevede massacrante. Infatti, giusto dopo il tempo di aver trovato un punto in mezzo all'arena dove c'è un rialzo che permette di vedere meglio il palco, è arrivato il momento di uno dei gruppi più grandi e forse più sottovalutati del thrash metal: i Testament. Felicemente tornati alla ribalta con un album fantastico come The Formation Of Damnation, sembrano proprio vogliosi di mettere a ferro e a fuoco l'arena! per primi entrano il nuovo batterista Paul Bostaph, poi la premiata coppia di chitarristi Eric Peterson & Alex Skolnick e il bassista Greg Christian ed infine, in tutta la sua imponenza, il cantante Chuck Billy, che sfoggia subito un vocione growl che mi fa impallidire. Un uomo che ha avuto un tumore alla gola e che ancora riesce a gridare così ha tutto il mio incondizionato rispetto. Si parte subito bene con una serie di canzoni tutte dei primi album della band, come Over The Wall, Into The Pit, Apocalyptic City, Practice What You Preach, e The New Order. Dopo un simile inzio di classici, arriva poi il momento di due pezzi come More Than Meets The Eye e Henchman's Ride ma che riescono a prendere di brutto comunque. Tutti i membri sono dei mostri: i due chiatarristi non scazzano nemmeno una nota, Bostaph è un'infernale macchina da guerra quando suona la batteria, nonostante a prima vista sembri uno qualunque e Billy continua a sfoderare growl pazzeschi anche per un cantante death metal, mischiati a cantati più trash e puliti specialmente quando è il momento dei pezzi più vecchi. Il concerto, putroppo per me troppo breve, si chiude con la monumentale Alone In The Dark e Disciples Of The Watch. Mi dispiace molto quando escono di scena. Sono stremato ma stracontento. Chissà quando mi ricapiterà di rivederli dal vivo. Decido che è il momento di trovare un angolo di ombra e di riposarsi e il momento in cui ci sono i Meshuggah è quello giusto. Con tutto il rispetto ma non mi piacciono granchè. Mentre mi riposavo sentivo che ci davano dentro ma, probabilmente complice la stanchezza, non mi dicevano molto. E poi dovevo recuperare forze per il gran finale, che scherziamo!?! Intorno alle sei e mezzo del pomeriggio il sole è ormai sopportabile, mi stiracchio e mi dirigo alla mia postazione strategica. Intorno a me vedo sempre più persone con magliette con raffigarete ossa, organi e parti del corpo umano. Ormai è arrivato il momento della seconda band recentemente riunita della giornata: i Carcass. Appena sentiamo la voce cavernosa dell'intro di Incarnate Solvent Abuse capiamo che i padrini del grind-death metal più marcio ed estremo che ci sia stanno per arrivare. A parte il batterista originale Ken Owen che purtroppo anni fa è stato colpito da un'emorragia celebrale che gli ha impedito di suonare per diversi anni, sostituito prontamente da Daniel Erlandsson attuale batterista degli Arch Enemy, gli altri componenti della line-up originale ci sono tutti. Il bassista-cantante Jeff Walker (che a vederlo sembra ancora più inquietante di quando era giovane), il chitarrista e seconda voce Bill Steer e il guitar-hero del death metal Michael Amott (fondatore degli Arch Enemy). Partono subito senza troppi complimenti con Inpropagation. Grande ovazione. Poi arriva Buried Dreams e Corporal Jigsore Quandary che riconosco subito dall'inconfondibile intro di batteria. Non si propone canzoni solo degli album dove c'era Michael Amott alla chitarra (tra l'altro mi chiedo se si fosse portato con se Angela Gossow) come Carnal Forge, Incarnated Solvent Abuse, No Love Lost, This Mortal Coil o Embodiment, ma si va anche a pescare nel passato dei primi due album più propriamente grind metal della band, riproponendo Symphony Of Sickness, Genital Grinder e Rotten To The Gore e Exhume To Consume. Ed in mezzo a tutto questo l'unico brano preso dall'ultimo album della band, cioè Keep On Rotting In The Free World. Poi, verso la fine del concerto, appare inaspettatamente sul palco il vecchio batterista Ken Owen, visibilmente provato nel fisico dal male subito, rivolgendosi al pubblico. Un momento davvero toccante e tutti alziamo il braccio facendo il saluto metal in segno di rispetto gridando "Owen! Owen!". Il concerto si chiude poi con Heartwork. Molto bravi anche loro, una reunion degna di essere fatta. Ormai la sera sta arrivando e l'oscurità non tarderà a venire. L'atmosfera è quella giusta visto il gruppo che verrà. Ancora non riesco a credere che tra poco sul palco vedrò e sentirò, per la prima volta dal vivo, la mia band metal preferita in assoluto. Il gruppo più cattivo, estremo e feroce di tutta la gloriosa storia del metal: gli Slayer! Parte Darkness Of Christ, l'intro dell'album God Hates Us All, poi i quattro cavalieri dell'apocalisse, Tom Araya, Kerry King, Jeff Hanneman, Dave Lombardo (la line-up originale! con tutto il rispetto per Paul Bostaph) entrano sul palco. Iniziano subito di prepotenza con la potente Disciple che io inizio subito a cantare a squarciagola, dato che è una delle mie preferite. Arriva poi l'anticristiana Cult, presa dall'ultimo album e si prosegue con un ritorno a canzoni più vecchie come Chemical Warfare, Ghosts Of War e War Ensamble, quest'ultima accolta con grande foga. Altro momento molto intenso con la stupenda Jihad, anche questa dell'ultimo album (Eyes Of The Insane invece mi ha convinto meno). Tutti sono eccezionali come sempre: Araya sfoggia ancora la sua voce demoniaca, un pò in contrasto con i grandi sorrisi che rivolge al pubblico in delirio, mentre l'infernale duo chitarristico King-Hanneman tira fuori un riff dopo l'altro con furia omicida e il batterista Lombardo pesta come un indemoniato ma con la grazia di un angelo. Dopo alcune uscite inaspettate come Die By The Sword, Spirit In Black e Payback, è il momento di un superclassico: Dead Skin Mask. Meravigliosamente lugubre e inquietante. Si va avanti con le atmosfere oscure con Hell Awaits. Altra uscita inaspettata è Postmortem. Dopo un altro grande classico come South Oh Heaven, arriva il momento più atteso da tutti i pogatori. Si aprono delle zone vuote intorno a me. C'è bisogno di spazio per il megapogo imminente. In mezzo alle chitarre distorte, compaiono dal niente tre colpi di grancassa che tutti riconosciamo subito. La tensione è alta e molti gridano di felicità. I colpi alla grancassa continuano, poi arriva il riff infernale che tutti vogliamo. Che Raining Blood sia. Intorno a me si scatena l'inferno e gli Slayer fanno da orchestra di benvenuto. Arrivo a fine canzone tastandomi per assicurarmi di non avere costole rotte. Per fortuna tutto ok. Dopo un'altra magnifica canzone come Mandatory Suicide, il concerto si chiude nel miglior modo possibile, con la mia canzone preferita: Angel Of Death. Recupero quel poco di voce che mi è rimasta e la consumo del tutto fino a diventare quasi afono. Sono senza più forze e sfiatato, ma cazzo ne è valsa la pena! Un concerto fantastico, anche a sentire persone con qualche anno più di me che sicuramente hanno visto gli Slayer più di me. Non mi resta che andare a nanna, conancora in testa quei riff micidiali e quelle grida tremende.

Domenica 29 Giugno: All'ultima giornata del Gods Of Metal arrivo, con un pò di rammarico, in ritardo e non sono riuscito a vedere gli Obituary e i Morbid Angel li ho visti appena alla fine. Ma d'altronde sopportare un'altra giornata di sole tremendo è davvero dura e anche il mio povero collo ha ringraziato. L'ora di caldo maggiore è passata e alla fine il caldo è sopportabile. Mi sistemo nel mio solito punto strategico, questa volta un pò più vicino. Capisco subito a chi tocca salire sul palco quando vedo un sacco di amplificatori e di chitarre ai lati del palco. Sta per arrivare il grandissimo (in tutti i sensi, visto che molti gridano "Ciccione, ciccione!") guitar-hero Yngwie Malmsteen. Molti dicono che è un borioso tecnicista fine a sè stesso. Altri dicono che comunque sia è un grande intrattenitore e una gioia per le orecchie. Comunque sia sono davvero curioso di sentirlo. Quando finalmente arriva sul palco, mi sembra impossibile che quell'energumeno possa avere tanta grazia nelle dita. Ed infatti inizia subito ad appassionarmi con la meravigliosa Rising Force, coadiuvato da un cantante fantastico, che poi scopro essere Tim "Ripper" Owens (che tra l'altro ha fatto parte di tutte e due le band che sarebbero venute dopo), che riesce a fare degli acuti che probabilmente non esistono in questo mondo. Yngwie, come previsto, gigioneggia a tutto spiano, con una tremenda capigliatura cotonata stile anni '80, pantaloni di pelle che a malapena gli stanno. Ma queste cose gli vengono perdonate, dato che comunque lo spettacolo è uno spasso e le schitarrate alla velocità della luce, specialmente in canzoni come Far Beyond The Sun e Trilogy Suite, sono fatte senza una sbavatura. In mezzo a tutta questa enorme autocelebrazione di Malmsteen, Owens cerca di rubargli la scena in quelle poche canzoni cantate e in qualche modo ci riesce, dato che la sua voce è splendida e potente. Ma il meglio dello show è quando Malmsteen può sfogare la sua foga chitarristica sui poveri plettri che vengono lanciati al pubblico come noccioline e che sembrano quasi tirati fuori dal niente, come se Malmsteen fosse l'uomo ragno e i plettri le ragnatele. Le chitarre sono cambiate spesso e verso fine del concerto una viene sacrificata, spaccata sul palcoscenico come nella miglior tradizione dei guitar hero. Insomma un gran bello spettacolo. Un pò da baraccone, ma pur sempre spettacolo. Ormai la stanchezza dei tre giorni sul groppone comincia a farsi sentire, quindi per godermi gli Iced Earth, penso bene di accasciarmi all'ombra sulla collinetta. Sinceramente di questa band conosco soltanto l'album Horror Show, ed infatti l'unica canzone che riconosco, cioè Dracula, fa parte di quell'album. Tuttavia ascoltarli dal vivo mi ha fatto venire voglia di approfondire la mia conoscenza su questo gruppo, presente sulle scene da quasi 25 anni, nonostate gli infiniti cambi di formazione e che adesso a visto il ritorno del cantante storico Matt Barlow. Tanto di capello, una band che, seppur non raggiunga cime tempestose, è comunque più che valida. Ma in quel momento avevo bisogno di recuperare le poche once di energie rimastemi. Ormai è sera e sta per cominciare l'ultimo concerto di questo immenso Gods Of Metal. Loro sono praticamente i padrini dell'heavy metal e sono recentementi usciti con il loro primo concept album sulla vita di Nostradamus: ovviamente sto parlando del grande ritorno dei Judas Priest! Anche in questo concerto c'è una certa scenografia, anche se meno imponente rispetto a quella degli Iron Maiden. Le luci rosse e viola danno un effetto molto particolare, ce fa entrare in un atmosfera quasi epica. Pochi istanti ed entrano i due storici chiatarristi K.K. Downing e Glen Tipton, il bassista Ian Hill e il batterista Scott Travis. Poi, uscendo da una botola con indosso un mantello con cappuccio argentato, appare in tutto il suo carisma il grande Rob Halford. Il pezzo iniziale è Dawn Of Creation seguito da Prophecy, rispettivamente intro e prima canzone del nuovo album Nostradamus. Sono pezzi che anche live rendono davvero molto bene e mostrano subito un Halford in forma smagliante, nonostante gli anni che passano. E dopo le novità, si ritorna subito ai classici con Metal Gods e Eat Me Alive. Un momento meraviglioso si ha con Between The Hammer And The Anvil. Poi, dopo Devil's Child, arriva un superclassico come Braking The Law che fa scatenare subito tutti quanti. E dopo un'altra martellata come Hell Patrol, torniamo ad atmosfere più oscure con dell'ultimo album. Sciorinati altri pezzi come Dissident Aggressor e Angel, si ritorna ai grandi classici con Rock Hard Ride Free e Sinner. Ad un certo punto odiamo un suono pazzesco di batteria che tutti conosciamo e che ci fa andare in estasi mistica: è l'inizio della mitica Painkiller. Forse Halford non riesce a fare tutti gli acuti come un tempo, ma poco importa dato che l'esecuzione è da togliere il fiato. Poi, tra piccoli interludi da frontman in cui Halford incita il pubblico in un modo molto simile a quello usato da Cab Calloway nel film "The Blues Brothers" (giuro mi ha fatto venire le lacrime agli occhi...), avviene una cosa che tutti volevamo, ma che forse non avremmo mai sperato di vedere: Rob Halford entra sul palco in motocicletta e poi parte Hell Bent For Leather. Magnifico. Dopo The Green Manalishi, il concerto si conclude con You've Got Another Thing Comin'. Una grande performance da parte di una band mitica.

E' finita. Il Gods Of Metal 2008 è finito. Ce ne andiamo tutti stremati e un pò malinconici. Con la voglia di ritornarci anche l'anno prossimo. Staremo a vedere.

venerdì 11 luglio 2008

13 Luglio- Speciale Gods Of Metal: Testament

Le scorse settimane vi ho fatto sentiere il meglio dei tre headliner dell'ultima, incendiaria, edizione del Gods Of Metal. Potevo io fermarmi qui?
Assolutamente no!
Infatti, questa domenica (come sempre dalle 18:30 alle 20:30 su www.radiogas.it), vi parlerò di un'altro grande gruppo che ha fatto una performance davvero da urlo (e che urlo!): ovvero i grandissimi Testament! Quindi, preparatevi a sentire il meglio di questi thrashoni imponenti, dal primo album The Legacy del 1987, fino all'ultimo arrivato, uscito giusto qualche mese fa, The Formation Of Damnation (che potete trovare recensito anche su questo blog, nella rubrica Metal Detector di aprile). Per un'altra domenica di puro metallo!
Non mancate, mi raccomando!

venerdì 4 luglio 2008

6 Luglio- Speciale Gods Of Metal: Judas Priest

Salve a tutti! Non mi avete risentito per un pò, ma rieccomi qui! Sono tornato da poco da un Gods Of Metal assolutamente eccezionale. Questa domenica mi occuperò del gruppo headliner che ha infiammato la notte della terza giornata: i mitici Judas Priest!
Vi racconterò la loro storia e vi farò sentire il meglio delle loro canzoni, dal primissimo Rocka Rolla del 1974, fino all'ultimissimo (uscito appena il mese scorso) Nostradamus. Siamo nel pieno dell'estate e il caldo ci distrugge... ma per il metal ogni stagione va bene!
Per cui non mancate!
Come sempre dalle 18:30 alle 20:30 su www.radiogas.it

venerdì 13 giugno 2008

15 Giugno- Speciale Gods Of Metal: Slayer

Secondo appuntamento dedicato al prossimo Gods Of Metal! Questa domenica dedicato alla seconda band headliner del festival, nella giornata del 28 giugno: gli Slayer! Ovvero uno dei gruppi thrash metal più famosi, nonchè forse il più feroce e violento, tanto nella musica quanto nei testi (che saranno poi di ispirazione per la nascita del Death Metal).
Quindi...puntata (come sempre dalle 18:30 alle 20:30 su www.radiogas.it) di quelle che faranno saltare le casse del vostro computer, col meglio del repertorio di questi quattro cavalieri dell'Apocalisse, dal primo Show No Mercy del 1983, fino all'ultimo Christ Illusion del 2006.

Non mancate assolutamente!!!!

venerdì 6 giugno 2008

8 Giugno- Speciale Gods Of Metal: Iron Maiden

Il Gods Of Metal è ormai vicino...
è questione di poche settimane, poi per il weekend dal 27 al 29 giugno, l'Arena Parco Nord di Bologna esploderà di metallo!
Per cui mi sembra necessario iniziare a parlarvi delle grandi band che ne faranno parte.
Comincio l'8 giugno (come sempre dalle 18:30 alle 20:30 su www.radiogas.it) con delle leggende assolute del metal: gli Iron Maiden! Saranno loro gli headliner della prima giornata del 27 giugno e questa domenica vi farò ascoltare i pezzi migliori del loro repertorio dal primissimo album Iron Maiden del lontano 1980, fino all'ultimo A Matter Of Life And Death del 2006. Una puntatona di quelle da non perdere per nessuna ragione! Anche per chi volesse farsi un ripassino prima di ricantarle tutte a memoria il 27 giugno....

Non mancate!

domenica 1 luglio 2007

Gods Of Metal 2007- 30/06/07 - Idroscalo, Milano

Non è stato facile. Ma sudore, caldo, spintoni, gomitate e costole incrinate non ci hanno impedito di andare alla terza giornata di questo Gods Of Metal 2007, per vedere colui che ha creato il metal: Ozzy Osbourne. Ma procediamo con ordine.
Dopo alcuni inconvenienti e un incontro casuale con il bassista del gruppo metal fiorentino Strana Officina, io e il buon Daniele Nuti insieme ad altri devoti alla causa del dio metallo, siamo arrivati all'Idroscalo di Milano intorno alle due e mezzo di pomeriggio.Purtroppo ci eravamo già persi gli unici due gruppi metal italiani presenti (Gli Slowmotion Apocalypse e i Sadist) e il gruppo indusrtial metal svedese Deathstars. Quando siamo entrati stavano suonando i Type O Negative, un gruppo gothic metal americano. Il manifesto dietro di loro era verde e anche le chitarre che avevano erano verdi. Sembrava che suonassero alla festa di S. Patrizio o ad un convegno leghista. Il cantante era bravo, con una voce molto particolare, molto cavernosa, ma il suono (forse colpa dell'acustica) era poco definito. Dopo vari rifornimenti di birra, e una lunga operazione di volantinaggio un pò ovunque, ci siamo appostati abbastanza vicino per sentire i Black Label Society, capitanati dal grande Zakk Wylde. Hanno suonato canzoni dell'ultimo album Shot to Hell, ma anche classici come Fire it up. Purtroppo l'acustica non rendeva a sufficienza la potenza delle schitarrate di Zakk, quindi l'esibizione era come se fosse stata solo a metà. Ma il bello doveva ancora venire.

Un'altra pausa di circa mezz'ora, durante la quale ho cercato con successo di avvicinarmi il più possibile al palco, sapendo che dopo ci sarebbe stato un altro grandissimo gruppo: i Megadeth. Che ormai equivale a dire Dave Mustaine, il fondatore e unico componente rimasto sin dagli inizi, dato che il resto della band è completamente nuovo di zecca. Degli idranti ci rinfrescano a noi fortunati delle prime file. Appena Dave entra con la sua capigliatura rossiccia e il colorito sempre bianco cadaverico, scatta un ovazione che fa già intuire cosa succederà dopo. Parte subito Sleepwalker, la canzone d'apertura del loro nuovo album United Abominations e un pogo enorme inizia già da subito. Tutti, compreso me, gridano la canzone a squarciagola. Riesco a resistere agli spintoni per un quarto d'ora, poi sono costretto ad allontanarmi di qualche passo indietro (una ventina di metri) per evitare che parti di me volassero ovunque. Me la sono vista brutta. Ma ne è valsa la pena, perché i Megadeth hanno suonato veramente bene. Perfetti. Uno show fantastico. Me lo godo a distanza di sicurezza sorseggiando una bottiglia di vino bianco. Oltre ad altri pezzi del nuovo album come Washington is next!, anche dei vecchi classici come In My Darkest Hour, Hangar 18, Trust, ecc... Una volta finito lo show, mi riavvicino al palco e isieme agli altri decidiamo di farci pianta stabile, anche a costo di rimetterci le costole e i reni.
I fan dei Korn cominciano ad avvicinarsi. Poco dopo il gruppo entra in scena, ultimo il cantante Jonathan Davis. Parte subito Here to stay, la mia preferita di loro. Subito dopo Twist. Forte. Coming Undone, dell'ultimo album e praticamente tutti i vecchi successi: A.D.I.D.A.S., Blind, Clown, ecc... il pogo rimane a livelli abbastanza contenuti.
Quando i Korn finiscono (un pò in anticipo) il sole sta iniziando a calare.
Sappiamo tutti che sta per succedere.
Verso le nove e dieci iniziano i cori. Qualcuno da dietro il palco ci risponde. Tutti riconoscono la voce. Di sottofondo parte i Carmina Burana. Tutto il pubblico si prepara per esplodere. Alle nove e un quarto, finalmente, appare il principe delle tenebre: è Ozzy Osbourne. Vestito con una tuta nera, appare subito raggiante. Sobrio e felice come un bambino.
Lo accompagna il suo amico Zakk Wylde alla chitarra, e questa volta riesce a farsi sentire di brutto. Del nuovo, ottimo, album Black Rain purtroppo suonano solo Not going away e Here for you. Ma i classici della sua carriera solista ci sono quasi tutti: Crazy Train, Mr.Crowley, Mama I'm coming home, Bark at the Moon, No more tears... e in più due pietre miliari dei Black Sabbat (con cui farà una reunion a breve): War Pigs e Paranoid.
Ce la siamo vista ancora più brutta stavolta. Non riuscivamo a respirare per il caldo e l'umidità e un'orda di gente indemoniata ci stava sommergendo e spremendo. Anche nelle ultime file si pogava parecchio. Saremo stati almeno ventimila persone. Alla fine troviamo una zona più tranquilla e ci godiamo lo show. Ozzy è in forma smagliante, canta benissimo, scherza col pubblico e spruzza con l'idrante le prime file o le prende a secchiate d'acqua. Verso metà spettacolo, Zakk Wylde fa un incredibile assolo di chitarra di almeno quindici minuti, suonandola anche dietro la schiena e con i denti (come altri suoi illustri precedenti...)
Alle undici e un quarto Ozzy finisce, anche se molti continuano a gridare 'One more song!!'
La schiena e i lombi vanno per conto suo per tutte le ore passate in piedi a gridare e saltare e puzziamo come cani morti sotto la pioggia, ma siamo felici e illuminati. Prima di andare via, riposo e altri volantinaggi per la radio.
Al ritorno in macchina (come del resto all'andata) ancora musica metal di vario tipo sparata a tutto volume.
Ci fermiamo dopo qualche ora in un Autogrill. è notte fonda e ci sono pochissime persone, ma molte ci guardano e ci sorridono. Anche loro hanno visto il principe delle tenebre e tutti i suoi seguaci...
Lunga vita ad Ozzy, tornato alla grande.