venerdì 25 settembre 2009

Gods Of Metal 2009- 28/06/09 - Stadio Brianteo, Monza

Per me, quello di quest'anno, è stato un Gods Of Metal "maledetto", nel senso proprio di "maligno" per svariate ragioni. Non che non sia stato bello, assolutamente, solo che non sono riuscito a godermelo per bene. Tanto per farvi capire la sequela di sfighe che lo hanno accompagnato: io e il buon David Battistini, collega di metal proprio a Radiogas, avevamo deciso di andarci, insieme ad altri amici miei, solo per la seconda giornata del festival (a malincuore) ma pochi giorni prima di partire mi comunica che disgraziatamente non può venire per motivi familiari ed è talmente gentile da darmi il suo biglietto e mi dice di farci quello che voglio. Ma anche tra i miei amici ci sono diserzioni, alchè rimango io e una coppia... per carità sono persone ottime, ma penso che a nessuno piaccia reggere il moccolo... così mi ritrovo il sabato sera del 27 giugno ad una festa all'aperto, ad offrire gratis (dico: gratis!) questo biglietto in più praticamente ad ogni anima viva che conoscessi anche solo di vista, pur di non fare il terzo incomodo e non un'anima che è una ha voluto accettarlo... sarà che io gratis accetterei praticamente tutto, però che cavolo è pur sempre il biglietto di un festival di musica a gratis... capitassero a me 'ste fortune! mah... Ad ogni modo si parte lo stesso e in qualche modo la situazione è meno imbarazzante del previsto. Arriviamo davanti allo Stadio Brianteo a Monza, vendo il biglietto ad un tizio, e ci avviamo all'entrata. Tutto sembra tranquillizzarsi, ma ahimè la sequela di sfighe non era finita lì...
Praticamente è mezzogiorno, il sole picchia di brutto, lo stadio con i suoi due palchi è già parecchio pieno e gli Static-X hanno finito da poco. Mi metto tranquillo davanti al primo palco, l'L-Stage, e aspetto di vedere una band molto curiosa, che una quindicina di anni fa ebbe la stravagante idea di unire il death metal a ritmiche jazz fusion. Sto parlando dei Cynic, riuniti tre anni fa e usciti l'anno scorso col loro secondo album Traced In Air, e infatti partono con The Space For This tratta proprio da quest'album. Il suono sembra buono e l'esecuzione della band è eccellente, che mostra grande equilibrio tra growl duri e puri, e suoni più raffinati e complessi. La mia attenzione si desta ancor di più quando partono le meravigliose note di Veil Of Maya, ipnotica e surreale. Peccato che dal primo album Focus, ormai diventato un cult, sia estratta solo un'altra canzone, Celestial Voyage, ma d'altronde il tempo è tiranno e i Cynic avevano solo mezz'ora di show (cosa di cui molti si sono lamentanti). Non facili da ascoltare, ma senza dubbio di gran classe e bravura.
E dopo musica per palati così fine, un pò di ultra-violenza sonora ci sta proprio bene. Infatti mi scaglio subito verso l'R-Stage, in mezzo alla folla. Ho voglia di fare un pò a spintonate e di casino. E francamente, poche band sono più adatte dei Napalm Death per questo scopo. I re del grind metal, fanno la loro entrata con tutto il carico di brutalità che si portano appresso da più di vent'anni. Infatti tutta la gente davanti al palco inizia un pogo mostruoso nel quale mi tuffo di prepotenza. Ma dopo una decina di minuti, mentre do una controllata che ci sia tutto dentro al marsupio che ho intorno alla vita, mi rendo conto che il mio portafoglio è sparito. Era insieme al cellulare, che fortunatamente recupero per un soffio, in una delle tasche più esterne del marsupio che, come avrei scoperto con orrore, aveva la cerniera difettosa e dunque con tutta la gente che spintonava accanto a me, si era accidentalmente aperta. Per i successivi venti minuti, inizia una ricerca disperata intorno a tutta la zona, con lo sguardo rivolto per terra piena di detriti e ormai, a causa delle spruzzate d'acqua degli idranti che usano per refrigerare il pubblico, ultra fangosa e con intorno a me centinaia di persone che pogano ferocemente e che mi spintonano ovunque. Un'esperienza allucinante, che non auguro a nessuno. Come ho fatto ad uscirne intero, o perlomeno senza qualche osso rotto, non lo so, ma credo di dover ringraziare la mia robusta costituzione se ne sono uscito vivo... recuperò lucidità e mi faccio largo per andare verso gli agenti alla sicurezza davanti al palco, ma che non possono aiutarmi granchè in quanto impegnati a gestire tutto il macello. Mi consigliano di andare subito dai carabinieri a denunciare la cosa e io naturalmente ci vado. Purtroppo non possono farmi fare la denuncia lì per lì, dovrei andare da loro in commissariato, ma preferisco solo lasciare i miei dati, con la promessa che avrei fatto la denuncia, una volta tornato nella mia città il giorno dopo. Torno a chiedere agli addetti alla sicurezza, ma naturalmente non hanno trovato nulla e anche io torno a fare un giro nella zona intorno a dove poteva essermi cascato, ma ormai mi rendo conto che se non me l'hanno già trovato e fregato, probabilmente in mezzo a quella massa di pazzi scatenati con stivali da guerra, il mio portafoglio è ridotto a brandelli o sepolto sotto tre metri di fango. Cento euro, carta d'identità e patente, sono andati. Per cui cari lettori, potrete immaginare da soli quanto tutto ciò abbia condizionato il mio stato d'animo nel vedere il resto del festival... comunque, ora che posso ricordare le cose con maggiore lucidità, cercherò di scrivervi di ciò che ho visto e sentito dopo, nella maniera più obbiettiva possibile e per concludere questa divagazione riguardo una mia spiacevole esperienza personale, spero di non avervi annoiato e spero che il mio racconto possa esservi utile per cautelarvi qualora andiate a dei concerti. Quando la mia odissea è finita, i Napalm Death, stanno praticamente finendo il loro show, e da quel che mi posso ricordare hanno concluso con Nazi Punks Fuck Off e Siege Of Power. Ma prima ci sono state, in ordine sparso, la canzone più corta del mondo, ovvero You Suffer, poi Scum, Suffer The Children, From Enslavement To Obliteration, We All Is Said And Done e anche diversi pezzi tratti dall'ultimo, ottimo, album Time Waits For No Slave ovvero Strong-Arm, Life And Limb, Diktat e On The Brink Of Extinction. Cercando di recuperare un briciolo di entusiasmo, mi dirigo verso l'L-Stage in attesa di vedere dei grandi del heavy metal britannico come i Saxon, ma, come se non avessi già avuto abbastanza sfighe per questo Gods Of Metal, uno speaker dice che non sono ancora arrivati e che probabilmente suoneranno dopo Tarja Turunen, ma successivamente verrà annunciato che non potranno esserci, per problemi tecnici col tour bus. Da parte mia, e non solo, partono una lunga serie di imprecazioni. Ho bisogno di qualcosa che mi tiri su. E, in parte, i Mastodon ci sono riusciti. Infatti, viene montato subito in fretta e furia il palco dell'R-Stage, per il loro show. Avevo proprio voglia di vederli live, con ancora in testa le stupende canzoni del loro ultimo disco Crack The Skye (che ho scelto come miglior novità del mese, nella mia rubrica Metal Detector di marzo scorso). Ed infatti partono proprio con la prima magnifica canzone dell'album, Oblivion. Il suono fortunatamente è abbastanza buono, ed è possibile percepire le infinite sfumature che compongono il suono che questa band riesce a creare, quel personalissimo misto di progressive, sludge e thrash metal. Sempre dall'ultimo lavoro vengono suonate Crack The Skye e la lunghissima, quasi progressive rock, The Czar. Ma non mancano le sferzate più grezzamente metalliche come Blood & Thunder (particolarmente gradita dal pubblico) , The Wolf Is Loose, Crystal Skull, Iron Tusk e la conclusiva March Of The Fire Ants. Un grande concerto, fatto da una grande band, che sicuramente dovrò rivedere dal vivo, in circostanze mentali più felici. Dal palco dell'L-Stage, ormai tutto sembra pronto, ma da buona primadonna, Tarja, l'ex-cantante dei Nightwish, si fa attendere non poco, e molti metallari iniziano a mugugnare e a protestare. Poi alla fine, con molte cerimonie, la splendida cantante fa il suo ingresso e attacca con Enough, pezzo che, come gran parte del resto della scaletta del concerto, fa parte di My Wintern Storm, secondo album da solista di Tarja. Ma non mancano naturalmente pezzi come Nemo e Wishmaster, snoccialate così tanto per ricordare al pubblico quanto i Nightwish valgano di meno senza di lei. La prestazione vocale è impeccabile ed intensa come sempre, ma una menzione speciale va anche ai musicisti che sono con lei, specialmente al batterista con cresta da gallo, che pesta di brutto, fa delle facce assurde e sembra particolarmente coinvolto. La più apprezzata delle canzoni da solista di Tarja è stata senz'altro la struggente I Walk Alone, mentre la più odiata è stata la discutibile cover di Poison di Alice Cooper, che in versione symphonic metal, proprio non funziona. Le altre canzoni, My Little Phoenix, Ciaràn's Well, Minor Heaven, Lost Northern Star, Sing For Me, scorrono veloci e abbastanza piacevolmente. Die Alive chiude un concerto piacevole, seppur il pubblico si sia un po' risentito sull'eccessiva attesa per l'entrata in scena di Tarja e forse anche sul fatto che una cantante solista abbia avuto più minuti a disposizione di altre band meritevoli. E dopo il "tranquillo" symphonic metal, torniamo al metal più duro e incazzato. Li avevo già apprezzati l'estate scorsa quando hanno aperto per i Metallica all'Arena Parco Nord di Bologna, e non mi dispiaceva affatto vederli una seconda volta. Ormai i Down, non sono più solo un side-project di Phil Anselmo, ma una band vera e che può contare su un pubblico sempre più numeroso. Ad aprire il massacro è Hail The Leaf, che risale al primo album del 1995 e gran parte della scaletta del concerto si incentrerà proprio su questo. Dell'ultimo, secondo me altrettanto bello, ultimo album uscito due anni fa, vengono suonate solo The Path e N.O.D. Anselmo, che ha la testa semirasata come ai vecchi tempi dei Pantera, conserva intatto il suo immenso carisma di grande frontman che sa come far scatenare la folla e il resto della band è micidiale nell'esecuzione, a ulteriore dimostrazione dell'enorme talento di questo gruppo che finalmente viene riconosciuto anche dai più. A godersi il concerto, da dietro le quinte, c'è anche un divertito Mike Portnoy. Lysergik Funeral Procession e New Orleans Is A Dying Whore sono le uniche tratte dal secondo album del 2002. Tra le altre, Lifer, Losing All e Eyes Of The South. Verso la fine del concerto appare sul palco Fratello Metallo e Phil Anselmo va ad abbracciarlo (chissà se con affetto o no...) e a chiudere sono le stupende Stone The Crow e Bury Me In Smoke. Dopo un concerto così bello e intenso, è necessario un po' di riposo, ma è necessario trovarsi un posto dove ripararsi dal sole ancora implacabile. All'inizio decido di sedermi sulle tribune e dopo poco arrivano sull'L-Stage i Blind Guardian. Sarà che cominciavo ad accusare la stanchezza fisica ed emotiva della giornata, sarà che i suoni forse mi arrivavano un pò male e poco definiti da dove ero seduto, ma francamente dopo poche canzoni mi stavo annoiando non poco. Peccato perchè la band non è che mi dispiaccia e il pubblico era bello coinvolto, quindi anche loro entrano a far parte della mia lista delle band "da rivedere in circostanze migliori". Trovo una zona tranquilla e all'ombra sull'erba e lì mi addormento un poco. A svegliarmi è l'attacco di batteria di Corporeal Jigsgore Quandary. Infatti mi dico: "Uh! ci sono i Carcass!". Li avevo già apprezzati al Gods dell'anno scorso e infatti erano piaciuti talmente tanto da essere chiamati anche per l'edizione di quest'anno e pure stavolta non hanno fatto prigionieri: "Non suoniamo progressive metal!" grida il cantante e bassista Jeff Walker, con tono allusivo. Non c'è niente da fare: la musica dei Carcass è qualcosa di più di semplice grind metal, ha un'aurea di marcio e decadente che continua a piacere molto, non a caso la loro è stata una delle reunion più celebrate. Anche quest'anno gran parte della scaletta è incentrata sul loro lavoro più noto, ovvero Heartwork, da cui vengono suonate Buried Dreams, Carnal Forge, No Love Lost, Embodiment, Death Certificate e Heartwork. I meno considerati sono il primo album (sono suonate solo le solite Genital Grinder e Rotten To The Gore) e l'ultimo album (da questo è estratto solo Keep On Rotting In The Free World). In mezzo a questo concerto miciadale per intensità, appare anche il vecchio batterista Ken Owen che rispetto all'anno scorso sembra stare molto meglio visto che riesce a fare un breve assolo di batteria. Jeff Walker a questo proposito dice:"Ci sono due buoni motivi per cui io penso che dio non esista: il primo è aver visto i Black Sabbath suonare dietro ai Mötley Crüe (riferendosi alla serata del giorno prima) e l'altro è il fatto che abbia preferito fare tutto questo a Ken, piuttosto che prendersi la mia anima marcia." Tra le altre mazzate suonate vi sono Empatological Necroticism, Incarnated Solvent Abuse, Reek Of Putrefaction, Exhume To Consume, Ruptured In Purulence e a chiudere Carneous Cacoffiny. Ormai la sera comincia a calare, l'atmosfera è quella giusta per la band che sta per arrivare sul palco. Niente di maligno o oscuro, però le loro canzoni suntuose, complesse e misteriose con questa cornice notturna hanno sicuramente un effetto maggiore. La più importante band progressive metal band del mondo, i Dream Theater! Si parte subito con bel pezzo da dieci minuti (neanche troppi considerando che in quanto a lunghezza la band è capace di ben altro) come In The Presence Of Enemies, tratta dal penultimo album, ma la band nel corso della serata sembra concentrarsi su canzoni più vecchie, infatti per esempio dall'ultimo album viene suonata solo A Rite Of Passage e da album recenti solo Constant Motion. La band appare subito in gran forma e come di consueto fa sfoggio delle proprie enormi capacità tecniche e in fondo, la vitalità del batterista Mike Portnoy e la grande voce di James LaBrie, riescono a non far sembrare il tutto troppo freddo, anche se indubbiamente si tratta sempre di una band non facile da seguire a lungo, specialmente per chi non è abituato a sentire canzoni così lunghe e intricate. Dopo Beyond This Life e Hollow Years, si comincia ad arrivare a canzoni che il pubblico aspettava con grande trepidazione, come Caught In A Web, Voices e Pull Me Under. Ma è con Erotomania e la conclusiva Metropolis Pt.1: The Miracle And The Sleeper che la folla esplode con una grande ovazione. Qualche cretino inizia anche a pogare. Cioè mi volete spiegare come accidenti si fa a pogare con i Dream Theater? Ad ogni modo, alla fine del concerto sono parecchio spossato e decido di godermi l'ultima band della serata, seduto sugli spalti. Anche perchè ci sarà un gran macello tra le prime file. Possono essere discutibili quanto vuoi, possiamo dire che il nu metal ha fatto il suo tempo, possiamo dire che sono dei venduti al mainstream musicale e che piacciono principalmente a dei pischelli. Però dal vivo gli Slipknot fanno davvero scintille, fuoco e fiamme! Non è soltanto un concerto, ma è come se fosse compreso dentro un grande circo itinerante in chiave metallara e ultramoderna. La scenografia del palco, tra schermi giganti, infinite luci ecc... infatti è parte integrante dello show, così come le postazioni di alcuni membri della band che si alzano da terra di diversi metri, che girano o si ribaltano su se stesse. Un grande dispiego di mezzi insomma per dare spettacolo, ma che funziona davvero bene. Lo stadio ormai è strapieno ovunque e di sottofondo all'arrivo dei nove pazzi scatenati, si sente l'intro del loro album Iowa e con mia grande gioia, partono con una delle loro migliori canzoni, in termini di cattiveria: (Sic). E subito a ruota, tutte le altre canzoni che mi piacciono di più del loro primo album (il migliore, insieme all'ultimo All Hope Is Gone) , ovvero mazzate chiodate in faccia come Eyeless, Wait And Bleed e Get This. Meno convincente per me, ma molto apprezzata dal pubblico, è Before I Forget. A parte alcune delle canzoni dell'ultimo album suonate, ovvero Sulfur e Psychosocial, poi il resto della scaletta non mi è piaciuto granchè, in effetti mi sono concentrato di più a godermi lo spettacolo coreografico che la band offre. Compreso un ribaltamento di tutta batteria di Joey Jordison mentre continuava a suonare. Niente da dire, dal vivo questa band va lasciata stare. Si ha un sussulto finale con Duality e Spit It Out e il gran finale è affidato ad un'inaspettato omaggio a Michael Jackson, con la cover di Beat It. Insomma, nonostante tutte le disavventure che mi sono capitate e che mi saranno utili per farmi più furbo per i prossimi concerti, direi che è stato un buon Gods, con momenti davvero esaltanti. Staremo a vedere cosa tireranno fuori per il 2010, in caso non riesca nemmeno la prossima estate ad andare a qualche festival estivo estero...
A presto! Mappa del Festival

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