giovedì 26 marzo 2009

Hammerfall- 10/03/09- Rolling Stone, Milano

Sarà che ci sono venuto poche volte per ora a Milano, cosicchè questa grande città mi sembra chissà cosa come a qualunque altro provincialotto, ma si avverte sin da subito che c'è un'atmosfera davvero diversa. E ovviamente ciò riguarda anche i concerti. Infatti quando entro dentro al Rolling Stone (uno dei locali storici della città) e vado alla sala col palco, mi rendo conto che c'è una luce e un'organizzazione molto diversa da altri locali nella mia Toscana. Non è facile da descrivere. Comunque, tornando al concerto, sul palco vedo subito una grossa scritta con le lampadine montata sopra la batteria, che ricorda molto quella che usano i Kiss (ovviamente in scala ridotta). La scritta è il nome della prima band della serata: gli svedesi (e di dove sennò?) Bullet. Sin da subito si nota l'enorme debito (non solo musicale, ma anche nel modo di vestire) che hanno con le band heavy metal anni '80, in particolare con gli Iron Maiden dei primi anni e forse si può dire che sono ancora un po' acerbi. Ma di abilità di intrattenimento sul palco ne hanno non poca e infatti la band, (e forse non se lo aspettavano nemmeno loro) dopo un po' di diffidenza viene accolta con grande entusiasmo dal pubblico. Infatti il loro è un hard rock old school abbastanza orecchiabile e senza fronzoli, infatti pezzi niente male come Heading For The Top, Rambling Man, Turn It Up Load e soprattutto l'ottima Bite The Bullet (dall'omonimo album uscito l'anno scorso e che ho inserito nelle migliori novità del mese di novembre 2008, sulla mia rubrica Metal Detector), si fanno ascoltare e scapocciare con piacere. Un'onesta band da tenere d'occhio. Il gruppo successivo, ero sicuro di averlo già sentito, ma non ricordavo che razza di musica facessero. Chiedo un po' a giro e un ragazzo mi dice che fanno power metal e che il cantante ha una cresta stile De Niro in "Taxi Driver" e che porta una specie giubbotto antiproiettile. Quando arrivano sul palco ricordo subito chi sono: i Sabaton, una delle band metal più tamarre che esistano. A vederli a prima vista, sembrano un branco di militari nazionalisti che hanno imbracciato per caso qualche strumento al posto delle armi. Intendiamoci, a questa curiosa gruppo di fracassoni che tratta principalmente tematiche militari (ma non sono affatto guerrafondai) l'energia non gli manca e a giudicare dalla foga del pubblico che si mette perfino a pogare (a un concerto di power metal dico io!), erano molto attesi e alcune canzoni come 40:1 e Cliffs Of Gallipoli hanno indubbiamente un'ottima presa in sede live. Eppure non mi hanno convinto del tutto. Il genere power metal è già piuttosto ridondante e pomposo di suo (è la sua forza e il suo difetto insieme), ma loro quanto a tamarraggine esagerano. Specialmente il cantante iperpompato e iperattivo che si agita di qua e di là sorridendo in continuazione. Il troppo stroppia perfino nel metal. Ma ovviamente è solo la mia opinione e in fonfo mi piacciono altri gruppi forse ancora più tamarri di loro, quindi...
ma ora stava per arrivare la band per la quale tutti eravamo lì, rinunciando con grande dolore ad un altro grande evento metal di quel 10 marzo, ovvero il Priest Fest con Judas Priest, Megadeth e Testament (cosa di cui tutte, ma dico tutte, le band della serata ci hanno ringraziato). Una delle band simbolo della seconda ondata di power metal: metallare e metallari, gli Hammerfall! Si comincia, così tanto per scaldare gli animi, con Punish & Enslave brano tratto dall'ultimo, direi abbastanza buono, album No Sacrifice, No Victory uscito lo scorso febbraio (e che potete trovare sempre sulla mia rubrica Metal Detector, nelle migliori novità di febbraio 2009). Da questo album saranno suonate nel corso della serata, tra le altre, Legion, Hallowed Be My Name, Any Means Necessary (davvero magnifica e intensa) e la struggente Between Two Worlds. Non mancano ovviamente effetti scenici, luci stroboscopiche, laser (uno mi finisce dritto in faccia a lungo e mi sembra quasi di essere John Belushi i 'The Blues Brothers' e allora grido:"Ho visto la luce!!!"), assolo di batteria di una decina di minuti e ologrammi animati niente male. In più il cantante Joacim Cans sembra molto in vena di facezie, battute e scambi col pubblico in delirio. Come quando dopo la delicata Between Two Wordls, chiede se alle ragazze è piaciuta mentre invece ai maschietti sicuramente molto meno e allora per equilibrare il tutto parte la ruggente ed epica Riders Of The Storm. Peccato che dall'album di loro che preferisco viene tratta una sola canzone: quella magnifica Glory To The Brave durante la quale si tocca uno dei picchi emozionali della serata. Ma mi consolo con altre mazzate (pardon, martellate) di power metal bello tosto come Chrimson Thunder, Renegade, The Way Of The Warrior o Let The Hammer Fall. Quanto al nuovo corpulento chitarrista Pontus Norgren che ha sostituito Stefan Elmgren (uno dei fondatori della band, che ha preferito continuare la sua carriera come pilota a tempo pieno...), sento opinioni contrastanti tra chi lo boccia a prescindere e chi, come me, pensa sia un buon sostituto. Come dico sempre al riguardo dei nuovi arrivati: diamogli tempo... lo show si conclude con un altro classico: Hearts On Fire.
Venire a Milano è sempre una bella sfacchinata, ma per concerti come questo ci riverrei molte altre volte. Anche se continuo a sperare che qualcuno di questi gruppi un po' più grossi venga più spesso nella mia bella Toscana...
Alla prossima!

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